• 20/11/2018
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Rassegna stampa 20 novembre: Corriere dello Sport/Stadio

BOLOGNA (Damiano Montanari)
Questa volta i polsi non tremeranno. Quando domenica Matteo Montano, sbocciato come enfant
prodige alla Fortitudo ma ormai alla seconda stagione a Ravenna, tornerà al PalaDozza con la maglia dell’Orasi sarà pronto a farsi valere. «Non devo dimostrare niente. All’Aquila conoscono tutti il mio valore, avendo giocato lì per tre anni. Voglio solo godermi l’atmosfera di un ambiente unico. L’anno scorso ero troppo carico di tensione e di emozione e non ci sono riuscito. Per come ho giocato contro la Fortitudo da ex, domenica potrò solo migliorarmi».
Intanto lei che è il migliore tiratore da tre di Ravenna (44%) affronterà Cinciarini, il giocatore più efficace dalla lunga distanza non solo della Fortitudo, ma di tutto il girone Est con il 62%. Considerando che l’arrivo in biancoblu di Cincia le tolse spazio fino a quando non lasciò la Fortitudo, avrà una motivazione supplementare?
«Nessuna. Io tiro per fare canestro. Spero di mettere la tripla decisiva, come è accaduto a Piacenza, pur in un gara in cui avevo faticato a trovare il canestro avversario».
Il sesto posto di Ravenna a sei lunghezze dalla vetta la soddisfa? «Dopo un grande precampionato, siamo partiti un po’ in sordina, forse perché volevamo subito mostrare il nostro valore. Con una squadra giovane, cambiata per otto decimi e con un coach e un preparatore atletico nuovi, ci siamo amalgamati in fretta e ora stiamo iniziando a raccogliere i frutti del nostro lavoro. Sono molto contento».
L’anno scorso lei è stato allenato a Ravenna da Martino, oggi coach biancoblù. Com’è Mazzon,
attuale tecnico dell’Orasi, rispetto a lui? «Mazzon è il migliore allenatore che io abbia mai avuto come
conoscenza del basket ed esperienza. Ci trasmette una pallacanestro più moderna rispetto agli altri. Tra noi c’è un buon rapporto di reciproca fiducia. Anche Antimo è un bravo allenatore. Insieme ci siamo trovati abbastanza bene. Sapevo che in Fortitudo avrebbe fatto bene: la sua peculiarità è essere una persona “normale”. Era quello che serviva all’Aquila. I risultati gli stanno dando ragione. E stato bravissimo a costruire una squadra complementare in tutti i ruoli e che oggi potrebbe vincere anche
senza essere allenata». Nella scorsa stagione Ravenna fece l’impresa, espugnando il PalaDozza in rimonta dal -28. Domenica che gara sarà? «L’anno scorso era diverso. Questa Fortitudo è nettamente la
squadra più forte del campionato e non ha una vera antagonista, come erano state Trieste
nella scorsa stagione e la Virtus e la stessa Trieste due stagioni fa.
Vincendo a Montegranaro, la Fortitudo ha ipotecato il campionato. È vero che si sono disputate
solo otto partite, ma questa squadra con chi può perdere? Non ho una risposta. Per il calcolo delle
probabilità magari prima o poi incapperà in una sconfitta. Speriamo sia contro di noi».
Dopo averci giocato dal 2014 al 2017, le dispiace non far parte di questa Fortitudo?
«No. In Fortitudo ho avuto il mio percorso. Ho conquistato una promozione in A2, ho sfiorato
quella in A l’anno dopo e sono arrivato in semifinale il terzo anno. Non rimpiango nulla. Nella prima
stagione di A2 (2015/16) c’era una chimica che non ho mai visto in carriera. Ora il mio obiettivo
come giocatore è provare a raggiungere la A. Ravenna è la tappa giusta per il mio percorso,
soprattutto quest’anno: gli investimenti importanti per tesserare coach Mazzon, il gm Trovato
e il preparatore Poma hanno alzato notevolmente la qualità del club».
Le piacerebbe tornare in Fortitudo, magari in Serie A? «Assolutamente sì, perchè vorrebbe
dire che la Fortitudo sarebbe di nuovo in Serie A e che io sarei diventato un giocatore di categoria superiore. Sto lavorando tanto su di me, soprattutto sul mio fisico. Non penso ci sia un’età ideale per arrivare in A, ma il momento giusto. Io lo sto aspettando senza stancarmi di aspettare, lavorando sempre al massimo e vedendo cosa mi riserverà il futuro».

(E ADDIO MONDIALI
A2 EST 2


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