Intervista a coach Massimo Cancellieri sulla nuova stagione sportiva
Dopo tanti mesi senza pallacanestro l’OraSì Ravenna è pronta a ripartire. Abbiamo fatto il punto con il coach Massimo Cancellieri alla vigilia dell’inizio della preparazione per la prossima stagione sportiva.
Coach, iniziamo da questo periodo di lontananza dal basket. Come lo hai passato?
Nel primo periodo abbiamo provato insieme al GM Trovato a fare dei progetti rispetto alla situazione in cui ci trovavamo. Era emersa l’ipotesi di fare la Serie A e abbiamo provato a mettere sul tavolo qualcosa che fosse utile sia nel caso di partecipazione alla massima serie che nel caso di partecipazione alla Serie A2. Una sorta di vademecum delle cose da fare. Nel secondo periodo ci siamo fatti delle idee con lo staff sui giocatori, soprattutto italiani, per poter imbastire la nuova squadra. Ovviamente durante la quarantena non sapevamo bene quale potesse essere la progettualità della società, poi quando questa è diventata realtà siamo stati più rapidi rispetto all’anno scorso nel provare a costruire una squadra. Questo abbiamo fatto, principalmente. Abbiamo pensato al basket, ma in maniera diversa.
Tra tecnici vi siete sentiti durante il lockdown?
Durante il lockdown c’è stata una intensa attività tra gli allenatori per cercare di ricostruire un sistema collettivo rispetto ad una prospettiva e ad un senso della nostra professionalità. Ci sono state tantissime riunioni su Zoom di vario tipo, unite anche ad un ottimo lavoro di alcuni ragazzi che hanno organizzato dei webinar per l’aggiornamento dei tecnici con la partecipazione di figure di altissimo profilo. È stato un momento in cui siamo potuti rimanere vicini al basket grazie ad un’intensa collaborazione condivisa. Così la distanza dal campo è stata colmata da una grande attività.
Cosa cambierà quest’anno nella preparazione visti i 6 mesi di inattività degli atleti?
Secondo il mio punto di vista bisogna che si reinventi tutto. È una situazione molto anomala, che prevede una grande attenzione soprattutto sulla ripresa. La Serie A1 e la Serie A2 stanno seguendo due percorsi diversi, la A1 inizia prima e credo sia la posizione più condivisibile.
I miei giocatori sono la risorsa principale della società, la parte più importante di ciò che facciamo e loro vanno tutelati per primi: ricominciare presto avrebbe dato un senso soprattutto ad un periodo di inattività forzato, anche se molte società, noi compresi, si sono mosse per tenere tutti in una forma accettabile, rispetto al lavoro che svolgono, durante il lockdown e anche dopo con lavoro individuale in palestra. Un palliativo rispetto a quello che serve ad un giocatore su un campo di basket: giocare con i contatti, perché la pallacanestro è fatta di questo.
Dato che non si può ricominciare presto dobbiamo fare molta attenzione all’inizio ad adottare una strategia di “messa in sicurezza” per i nostri atleti affinché rientrino nella migliore condizione atletica possibile ancor prima di giocare con contatto, per evitare ogni rischio. Per questo ci riuniremo prima rispetto a quella che sarebbe la normale preparazione precampionato.
Il tuo staff è rimasto invariato. Questo è positivo?
Certamente. Come il lockdown ha dato la possibilità di entrare più in profondità nello studio dei giocatori, allo stesso modo quando si è già lavorato insieme le cose sono più semplici, la terminologia è diventata una cosa comune, come il modo di intendere le cose. Si ampliano le prospettive rispetto a quando bisogna costruire un’unità e le cose da questo punto di vista sono più semplici.
Come si costruisce una squadra?
Una domanda molto generale a cui cerco di rispondere per la mia parte. Di sicuro credo si costruisca nella sinergia tra la proprietà, il General Manager, il direttore sportivo e l’allenatore: che è ciò che rende equilibrata una squadra.
Per quello che mi riguarda quando si costruisce una squadra all’inizio pensiamo sempre ad un aspetto globale, anziché scegliere giocatore per giocatore. Io provo a pensare ad un’idea di base di una squadra, a che tipologia di squadra vorrei allenare o che tipologia potrebbe andare bene per il contesto in cui mi trovo ed ecco perché proprietà e GM sono determinanti. Una volta scelti i contorni, anche se sfumati, si vanno a riempire i dettagli. Più che scegliere pezzo dopo pezzo, come in un puzzle io prediligo un processo inverso. Poi nella scelta dei giocatori contano le motivazioni, la personalità e le caratteristiche tecniche.
Come si costruisce la squadra del Basket Ravenna?
Il primo principio deve essere quello per cui tutti siamo qui. Dopo un’attenta riflessione il presidente Vianello è sceso in campo con una progettualità specifica dove vuole provare a portare la pallacanestro Ravenna in alto nel giro di due anni. L’incertezza che regna oggi non dà garanzie per scegliere questo come anno migliore per provare a fare un salto di qualità. Questo deve essere l’anno di costruzione e quindi già un imprinting molto importante, perché quando si ha un obiettivo di base e l’obiettivo te lo dà la società, è più facile costruire la squadra. In base a questa progettualità biennale vogliamo costruire un gruppo che come gli anni passati ha lottato per essere competitivo per i primi posti. E che l’entusiasmo intorno alla squadra cresca, perché in un posto come questo è un aspetto importante, che va curato molto. Non è il solito discorso retorico sulla tifoseria, ma credo che la sinergia tra la squadra e il posto in cui siamo sia un aspetto determinante. Tutti – chi scende in campo a giocare la partita o sugli spalti a guardarla – combattiamo per la stessa cosa e dobbiamo far sì che le persone vogliano riconoscersi in un gruppo che porta il nome della città dove vivono. Lo sportivo che la domenica ama venire al palazzetto deve riconoscersi in chi scende in campo e combatte perché Ravenna emerga nel panorama nazionale.
Come si raggiunge la chimica di squadra?
Ci sono molteplici aspetti, non c’è una via unica e se devo essere sincero a volte viene da sé, quando diventano complementari tutte le motivazioni e le aspirazioni dei giocatori. Credo che un gruppo coeso parta dalla pallacanestro, non dal fare una cena insieme. Prima di tutto bisogna andare sul campo ed essere portatori sani delle nostre motivazioni e rispettare quelle degli altri: fatto questo tutto il resto aiuta, anche una grigliata! Le frizioni e gli attriti sul campo sono le cose che vanno evitate. Ed è compito dell’allenatore far rispettare, da tutti e verso tutti, il ruolo cestistico e di leadership all’interno della squadra.
Commentiamo i singoli giocatori del roster
James: l’unico commento che faccio su questo giocatore è che se è qui è perché lo spinge una forte motivazione ad esserci per seguire un certo percorso. Ci siamo trovati abbastanza presto perché il percorso che noi vogliamo compiere è quello che lui aveva immaginato per la sua carriera. E questo rientra nel discorso della chimica di squadra.
Givens: è stato il primo giocatore che abbiamo firmato, ha fatto un percorso costruito in diverse leghe europee e non, spesso in seconda divisione e aveva raggiunto la prima serie in Finlandia. Ha accettato di fare la A2 perché ha una progettualità in testa, ha nelle sue corde la possibilità di comprendere che le cose si costruiscono insieme, con un serio progetto.
Entrambi sono stati scelti secondo questi canoni e mi preme svelare i motivi per cui sono qui, al di là degli aspetti tecnici, che possono anche modificarsi di anno in anno.
Cinciarini: con Cincia ho tenuto un rapporto negli anni fin da quando eravamo a Biella, dove io facevo l’assistente e lui giocava. La cosa che mi piace di lui è che sceglie le squadre in base a ciò che progettano, non valutando altri aspetti. Ha una grande determinazione, un grande istinto per il canestro che lo rende un elemento che aiuta a vincere le partite, quindi avere un giocatore italiano così nel roster a me piace molto.
Chiumenti e Venuto: rappresentano una base di continuità, vorrei che trasferissero agli altri giocatori lo spirito che abbiamo avuto sul campo l’anno scorso. Come abbiamo detto per lo staff, con cui è più facile lavorare con le stesse persone per più anni, così pur avendo rivoluzionato la squadra come idea entrambi ci sembravano i più adatti per questo passaggio da un anno all’altro.
Abbiamo aspettato prima di chiamarli, per essere certi di non fare cose di natura romantica: non era quella la base per cui i due giocatori sono qui, ma perché sono i più adatti a questo tipo di percorso. Siamo contenti che abbiano accettato questa nuova avventura, perché di tale si tratta.
Oxilia – De Negri – Simioni. Per tutti loro vale un principio. Sono tre ragazzi su cui vogliamo avere prospettiva reale, perché vogliamo provare ad arrivare in A1 magari in più anni ma con giocatori che lo facciano insieme a noi. Abbiamo scelto loro per caratteristiche tecniche e umane, sono diversi tra loro ma complementari. Se fossero stati uguali sarebbe stato più difficile metterli insieme. Sono qui perché si presuppone perché abbiano l’humus giusto per crescere in solidità e affidabilità.
Maspero: di lui mi ha colpito la grande motivazione nel venire a partecipare e a sgomitare per conquistarsi spazio in un posto dove ci sarà tanta competitività tecnica nel suo ruolo. È un ragazzo molto determinato nel voler partecipare a questo progetto.
Ci hai abituato a grandi difese, molto aggressive e con collaborazioni unite alle responsabilità individuali sull’1c1. E un attacco invece basato sulle collaborazioni esterni/interni. La nuova squadra giocherà anche così?
L’anima pugnace non è aspetto da cui si può prescindere. Provo grande fastidio quando la squadra non entra in campo con quell’attitudine. Di sicuro la prima parte della preparazione sarà legata molto a trasferire e a costruire un’attitudine difensiva forte, dove tutti sono coinvolti.
Mentre per l’attacco credo che saremo completamente diversi perché i giocatori sono diversi. L’anno scorso avevamo un punto di riferimento assoluto come Thomas, quest’anno le cose saranno diverse e in attacco giocheremo decisamente in un altro modo.
Il consiglio federale ha ratificato la partenza del campionato il 15 novembre. Come vi preparerete a questo nuovo inizio?
Ci raduneremo all’inizio della prossima settimana. Ci sarà la Supercoppa a ottobre, lavoreremo per arrivarci affinché i giocatori siano in grado affrontarla nella maniera più sicura possibile.
Ci poniamo come primo obiettivo la messa in sicurezza della squadra dal punto di vista fisico e atletico in vista di questo appuntamento, poi navigheremo a vista. È vero che il campionato comincia il 15 novembre ma mi interessa soprattutto che si faccia una buona preparazione anche in previsione dei tanti turni infrasettimanali che ci saranno in stagione.
Chi individui tra le squadre di Serie A2 come le più attrezzate per affrontare il campionato?
Il lockdown ha portato consiglio a tutti. Dirigenti e allenatori hanno studiato il mercato in maniera più approfondita e questo ha portato tutti, noi compresi, ad essere più pronti nella costruzione della squadra e ad aver più tempo per programmare il futuro.
Visti i roster di quest’anno, alcuni completi altri no, ho l’impressione che tutti abbiano alzato il tiro. Avendo avuto più tempo e una volta stabilito quali fossero gli staff, tutti hanno potuto lavorare con margini ampi e si vede che le squadre sono state costruite con una logica e puntualità estremamente azzeccate. Vedo un campionato con un livello medio leggermente più alto rispetto all’anno scorso.
Al di là di questo ci sono alcune squadre che deliberatamente puntano alla promozione, tra cui le due campane, Napoli e Scafati, che hanno allestito roster molto competitivi che non sfigurerebbe nemmeno in A1 con l’innesto di qualche americano. Lo stesso dicasi per Verona, Udine e Tortona. Torino ha dato un bel segno di continuità e ha cambiato un americano, aggiungendo grande valore.
Le altre sono però squadre competitive e non riesco a vederne una con cui si possa avere vita facile.
I palazzetti caldi presuppongono l’ingresso dei tifosi e la disputa delle partite a porte aperte, come ha auspicato anche il presidente Petrucci. Cosa ne pensi del lavoro della Federazione in questa fase?
Ho letto diverse interviste a Petrucci, che sta facendo un lavoro importante sia dal punto di vista del sostegno alle società di basket e alle imprese, che sul ricominciare a porte aperte.
Ovviamente io approvo questa linea e spero si giochi con il pubblico. È stato anche istituito un comitato tecnico scientifico di valore assoluto che aiuterà il Governo a prendere la decisione giusta.
Il pubblico di Ravenna ti adora. Che messaggio vuoi mandare alla piazza?
Il messaggio per il pubblico di Ravenna nasce dal messaggio che il pubblico di Ravenna ha mandato a noi, ma nello specifico a me nel periodo immediatamente successivo alla riapertura dopo il lockdown. Dopo due mesi di inattività mi hanno fermato per strada in tantissimi, chiedendomi le cose più disparate sulla pallacanestro e mostrando uno spirito e un entusiasmo che ha continuato ad esistere anche quando non si giocava.
Noi siamo riusciti ad avere un legame lo scorso anno. Quest’anno so già che il legame continuerà e che tutti quelli che ci hanno seguito l’anno scorso saranno con noi, quindi il messaggio è rivolto anche a chi non è mai venuto, a chi è stato in dubbio, a chi non ama il fatto che io lanci le lavagnette o mi arrabbi con un giocatore. Però è lo spirito con cui io e la nostra squadra stiamo cercando di entrare nel substrato di questa città. Un pezzo lo abbiamo fatto e sono sicuro che se le porte saranno aperte faremo sold out.