Rassegna stampa 13 aprile: Corriere della Sera (Bergamo)
Dalla depressione all’euforia. In 40 giorni. E poco importa se lo spettro dei playout popoli ancora gli incubi del popolo di Basket Bergamo. La cura Sacco ha scaldato l’ambiente con la velocità di un microonde grazie ai 5 successi di fila. Se la squadra ha vissuto una stagione a due facce, c’è chi, come Giovanni Fattori (nellafoto), è rimasto un monolite inscalfibile: 22 volte su 28 gare in doppia cifra, 13,6 punti di media. «È cambiato tutto spiega l’ala . Il coach ci ha alleggerito la mente dandoci degli obiettivi subito attuabili e poi aggiungendone ogni settimana di nuovi. Abbiamo accumulato certezze e questo ci ha fatto sentire compatti». Si aspettava l’addìo di Ciocca? «L’ho chiamato dopo l’esonero per ringraziarlo perché se ho avuto un impatto positivo è anche merito suo. È è un coach che ti fa lavorare bene sui fondamentali e mi ha dato grande responsabilità». Quali leve ha toccato Sacco per rigenerarvi? «È molto diretto. Stimola anche la persona che c’è dietro il giocatore, questo ci ha dato linfa vitale e siamo diventati più cattivi. Lui parla spesso ai singoli, lo fa anche davanti alla squadra. A volte sembra un professore che ti bacchetta ma non punta mai il dito: ci stimola e ci fa capire che siamo importanti». Solano sembra un altro giocatore. «GeMs ha capito subito cosa Sacco voleva da lui: invece di avere in testa 50 cose da fare, ne ha 2-3 da seguire e le fa benissimo». Con questo assetto sin dalla prima giornata dove sareste in classifica? «All’inizio sono state fatte scelte sbagliate. Soprattutto su Bergstedt cheè anche stato sfortunato perrinfortunio. Aspettare uno straniero vuol dire incassare tante sconfitte e trovarsi a rincorrere». Durante questa stagione ha rice vuto offerte? «Il mio agente Filloy è stato bravo a tenermi al riparo dalle tentazioni. E poi Bergamo mi ha sempre coccolato, mi ha fatto stare bene e mi ha messo al centro del progetto». A 32 anni sta vivendo la miglior stagione della carriera: è l’anno della rivincita? «Ho sempre pensato che mi sottovalutassero. Nel basket ci sono tante dinamiche che esulano dal campo: se non hai un certo procuratore, se non sei amico di qualcuno, vieni poco considerato. Credo che l’importante sia non mollare. In carriera mi sono dovuto rimboccare le maniche più di altri. Forse dipende anche dal carattere difficile, come Sacco sa bene. Mi chiama “Brontolo” ma lo fa con il sorriso, quindi poi sorrido anch’io durante gli allenamenti». Michele Gazzetti