Il Resto del Carlino, 14 Giugno 2017: «La nostra stagione è stata esaltante ma non dobbiamo montarci la testa»
PER ADESSO, come ha dichiarato anche coach Antimo Martino, gli unici giocatori già sicuri di vestire ancora la maglia giallorossa dell’OraSì nella stagione 2017-2018 sono Giacomo Sgorbati e Alberto Chiumenti. Due certezze per dare continuità ad un lavoro iniziato ad agosto di un anno fa, con un profondo rinnovamento e giunto al culmine nelle scorse settimane con il raggiungimento delle semifinali playoff. Chiumenti, ripercorrendo la stagione dell’Orasi come si può definirla? «Direi proprio che è stata esaltante. Quando sono arrivato ad agosto per iniziare la preparazione ho detto che la squadra sarebbe arrivata al massimo delle sue possibilità e così è stato. Una crescita così costante per una squadra di giovani, dove io a 29 anni ero uno dei più esperti, non era certamente scontata. Nelle squadre giovani la costanza è il fattore più diffìcile da mantenere, ma questa squadra non ha mai avuto cali di rendimento. L’altro fattore fondamentale è il rapporto che si è creato col pubblico. Un pubblico che non veniva al palazzetto perché si vinceva, ma ci veniva per l’atmosfera che respirava e per il fatto che si divertiva». kk La nostra stagione è stata esaltante, ma non dobbiamo montarci la testa Alberto Chiumenti giocatore dell’OraSì Adesso non sarà facile ricostruire un gruppo così unito con compagni nuovi. «Mi auguro rimanga lo ‘zoccolo duro’ di questo gruppo, perché sarebbe un bene per Ravenna. Conoscere il sistema del tuo allenatore e conoscersi tra compagni è sempre un vantaggio. L’altra cosa che mi auguro, su cui peraltro ho pochi dubbi, è che nella scelta dei nuovi giocatori venga privilegiata la componente umana, poiché quando esiste un deficit di talento la squadra si stringe e fa gruppo, e noi quest’anno ne siamo l’esempio. Ma se si sbagliano le persone, i caratteri non si cambiano e diventa tutto più difficile. Ma il nostro staffe molto attento sotto questo aspetto. E sono sicuro che non sbaglierà le scelte». Il ricordo più bello di questa stagione? «Direi tutto il percorso compiuto da agosto a giugno. Dal mio punto di vista non ci sono eventi che si stagliano sopra agli altri, perché nella vittoria come nella sconfìtta questa squadra ha sempre dimostrato di voler lottare, di puntare a crescere e divertire». E il ricordo più brutto? «Brutti ricordi non ce ne sono. Ho letto che molti affermano che le partite perse contro Recanati o Chieti sono state delusioni, ma io non la penso così. Anche quelle due sconfitte hanno fatto parte del percorso di crescita che ci ha portato fino alle semifinali contro la Virtus Bologna. E quando si arriva a simili risultati ognuno dentro di sé sa che ha dato tutto e non ci possono essere rimpianti». Quali sono le speranze per la prossima stagione? «Il percorso che abbiamo fatto quest’anno non deve essere un’arma a doppio taglio e ad agosto dobbiamo ripartire con la stessa umiltà con cui abbiamo iniziato l’anno scorso. Non credo sia offensivo dirlo, ma penso che in questo momento la realtà di Ravenna sia quella di 10 mesi fa, quando pensavamo solamente a dare il meglio di noi stessi e l’obiettivo era unicamente la salvezza, non quella della semifinale. Se riusciamo a mantenere quella mentalità e a trovare persone motivate, credo che si possa costruire ancora qualcosa di alto livello. Puntare troppo in alto senza averne i mezzi potrebbe invece diventare un grosso problema». Stefano Pece