Il Resto del Carlino, 27 Maggio 2017: «L’OraSì può sognare, e non è una sorpresa» Parola di Dan Peterson
DAN PETERSON è stato il padrino di questa OraSì ed è stato il primo a intravederne le potenzialità a settembre quando tenne a battesimo la squadra della stagione 2016-2017. «Non vorrei sputare sentenze poiché non ho potuto seguire l’A2 con continuità – afferma Dan Peterson – ma sono un amante di questa categoria. E’ il vero campionato degli italiani, un serbatoio per il basket nazionale. Tanti ragazzi che giocano in Al, e giocano anche molto bene, provengono da questa categoria. Non era così in passato, ma da quando hanno messo un limite ai giocatori stranieri, gli italiani hanno potuto mettersi in luce e credo sia giusto così». CIÒ CHE SEMMAI non piace al coach più amato d’Italia è la formula. «Trentadue squadre e una sola promozione? – si domanda nel suo modo inconfondibile -Andiamo, è una cosa terribile che non sta né in cielo né in terra. L’ho già detto mille volte, bisogna introdurre almeno un’altra promozione, ma credo stia finalmente per finire questa storia». Passando a Ravenna, questa è stata indicata da tutti come la più grande sorpresa del campionato, ma Dan va controcorrente. «Io non ne sono rimasto sorpreso perché, quando sono stato a Ravenna a settembre, ho avuto modo di vedere una società ben organizzata che lavora molto seriamente. Inoltre conosco molto bene Mauro Montini e lo ritengo una persona di grandissima esperienza che conosce la pallacanestro di tutte le categorie. Non ci sono mai garanzie in questo sport, ma quando c’è uno sponsor serio e una società che lavora bene, le premesse per fare un grande campionato ci sono tutte». Peterson prosegue nel suo pensiero. «E non dimentichiamoci dell’allenatore Antimo Martino che ha scelto un gruppo di elementi adatti a questo livello. Intendo dire che non so se sono giocatori che possano ambire a un roster di serie A, ma in questa cate- goria sono dei vincenti e lo stanno dimostrando. Non si va così lontano soltanto con i nomi e cognomi, bisogna creare un gruppo che lavora bene insieme e avere occhio per fare questo tipo di scelte. Ravenna l’ha avuto». MA SUL FATTO che la piazza ravennate metta poca pressione intomo alla squadra, Peterson ha una sua personale teoria: «La pressione c’è sempre – spiega – soprattutto quando si arriva ad un passo dal traguardo, ma è la professionalità nel lavoro che permette di allentarla. Faccio un paio di esempi: Trento è legata da molti anni a coach Maurizio Buscaglia e l’ha rinnovato per altre tre stagioni; a Venezia la società, lo sponsor e la dirigenza sono sempre gli stessi da anni. Queste due realtà sono partite dalla serie B e hanno scalato le categorie dando continuità al proprio lavoro. Ravenna sta facendo un percorso simile, ora è in semifinale e la pressione inevitabilmente ce l’ha addosso, ma sta lavorando con la professionalità di cui parlavo e la sta affrontando molto bene». Un pronostico? Il coach americano tiene la bocca cucita: «Io sono come il bacio della morte quindi non mi azzardo a dire chi vincerà. Quella tra Ravenna e Virtus Bologna è una bella sfida tra una forza emergente e un grande nome. Credo che una sfida più bella non possa esistere. Sarà una serie molto interessante». E sulla finale che tutti si aspettano tra Virtus e For-titudo: «Non è affatto scontato che la finale sia quella, e anche qui porto esempi dalla categoria superiore. Tutti danno Trento per spacciata con Milano? Io non credo, è il campo che parla, io aspetto la voce del campo» Stefano Pece