• 27/04/2017
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Corriere di Romagna, 27 aprile 2017: Martino, amarcord Capitale: «Sarà una sfida coinvolgente»

RAVENNA Roma Capoccia, con tutto quello che segue. Anzi, senza nessuna recriminazione da parte di Antimo Martino, il coach dell’OraSì che nella Capitale si è formato compiutamente iniziando il percorso che l’ha portato ad essere in pochissimo tempo uno dei coach più stimati dell’intera A2. Ravenna-Virtus Roma, per tanti ed ottimi motivi, non potrà essere un confronto come gli altri, per l’allenatore molisano. A scuola dai grandi Il giovane Martino approdò a Roma molto giovane, come studente e soprattutto grande appassionato di basket, sport che aveva praticato anche come giocatore: «Avevo vent’anni – ricorda il coach dell’OraSì – e la Virtus mi diede subito la possibilità di entrare come allenatore all’interno del suo grande settore giovanile dove rimasi dal 2005 al 2007 prima di essere promosso come assistente della prima squadra». Basta snocciolare i nomi dei suoi capi-allenatore per capire uno dei motivi che hanno permesso a Martino di imparare il mestiere in fretta e nel modo migliore: «Ho lavorato alla Virtus con Repesa, Gentile, Boniciolli, Filipovski, Lardo, Calvani e Dalmonte, tutti allenatori dai quali ho appreso qualco-sa. E poi erano gli anni della grande Roma, sempre ai vertici in Italia ed Europa. Qualcosa si ruppe poi nel meccanismo già nel mio ultimo anno, così dopo la chiamata di Ravenna dovetti seguire a distanza la caduta e l’auto-retrocessione alla quale il presidente Toti fu in pratica costretto per non far morire tutto». Ritroveremo Toti a breve, nell’amarcord di Martino, ma bisogna aggiungere che le brutte a-bitudini dei partner del basket capitolino non sono purtroppo terminate, visto che lo sponsor di questa stagione (Unicusano) non ha versato un solo euro nelle casse di una società con la quale, di conseguenza, ora è in causa. Vecchi amici «Non appena l’accoppiamento degli ottavi è stato completato ho ricevuto un sms del presidente Claudio Toti, nel quale scriveva che sarebbe stato un po’ come giocare contro se stesso. Una cosa simile me l’ha scritta anche il fisioterapista Lucio De Fazi, anche lui con me alla Virtus come il dirigente Francesco Carotti (attualmente direttore operativo, ndr), ultimo dei tre superstiti della “mia” Virtus. Con loro ho vissuto anni nei quali più che a casa abitavo letteralmente al Palasport di viale Tiziano, condividendo tante soddisfazioni e anche qualche delusione, a partire dalle due finali scudetto perse contro Siena. No, le gare con Roma non potranno mai essere per me partite come le altre, perchè la Virtus mi ha accolto giovanissimo dandomi la possibilità di formarmi come allenatore e poi di crescere a fianco di grandi colleghi. Il clima dei play off di per sé è già coinvolgente e le partite contro il mio passato non potranno che accrescere ogni tipo di sensazione». Sandro Camerani


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