• 08/03/2017
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Corriere di Romagna, 8 marzo 2017: L’OraSì e Martino, binomio vincente

Il Bergisel-Schanze, il trampolino olimpionico di salto con gli sci più famoso al mondo, c’entra poco con la Romagna e la pianura in generale. Ma è stato proprio qui, a Ravenna, che Antimo Martino si è guadagnato un eccellente trampolino per diventare un capo allenatore di basket coi fiocchi e spiccare un volo potenzialmente lunghissimo, che potrebbe portarlo, tra pochi mesi, in Al. Quello che il tecnico di Isernia ha fatto in due stagioni e mezza a Ravenna è ben presente al villaggio globale della palla a spicchi. Anche perché in questo terzo giro c’è, per ora, un sorprendente quarto posto, condito da imprese esaltanti come le due vittorie contro la capolista Virtus, ma soprattutto tracciati di gioco sempre precisi e concreti. Roma e Ravenna sono state le fermate del Martino allenatore. Ma come giocatore? «Ero un buon giocatore che ha a-vuto la possibilità di salire fino alla CI ma poi mi sono fermato lì, visto il trasferimento a Roma per frequentare la facoltà di scienze motorie. In verità nella capitale ho continuato a giocare abbassando il tiro e comunque vincendo la D regionale, ma poi ho iniziato il mio percorso di allenatore. Mi sentivo da tempo un potenziale coach, tanto che già quando giocavo a Isernia la società mi a-veva dato qualche gruppo giovanile da seguire». Roma capoccia, in tutti i sensi: quale fu la trafila per passare dalle giovanili all’Eurolega? «Quando mi sono trasferito a Roma ero un allievo allenatore, ho fatto il corso di coach di base e iniziato a collaborare con il settore giovanile finché nel 2005 Gigi Satolli e Roberto Brunamonti mi affidarono il ruolo di assistente di Under 19 e Under 15. Un anno dopo come capo allenatore dell’Under 13 vinsi il titolo regionale e quello fu un primo trampolino di lancio perché nella stagione seguente venni coinvolto in prima squadra e diventai assistente di JasminRepesa». Quale fu l’impatto con un mostro sacro del basket mondiale? «Positivo perché si dimostrò com-prensivo e mi aiutò a crescere dandomi compiti di preparazione tecnica delle partite di Eurole-ga. Ero orgoglioso, il rapporto fu molto buono ma poi fu esonerato: arrivò Gentile e l’anno dopo Boniciolli. Con Matteo l’empatia fu immediata e fu lui il primo a darmi tanta responsabilità. A Roma erano anni tormentati e faticosi, io loaiutai un po’aconoscere l’ambiente e lui ricambiò con una stima che si rinnova ancora ogni volta che uno parla dell’altro». Boniciolli direttore tecnico, Martino allenatore, alla Fortitudo o altrove: scenario possibile? «Oggi la società avrebbe piacere di proseguire con me e per molti aspetti sarei favorevole sia logisticamente che tecnicamente, a Ravenna credo ci sia ancora tanto da fare e la possibilità di migliorare. Al momento non ho offerte concrete e comunque sono concentrato solo sulla fine dellaregu-larseasonedunaccessoaplay-off che non vogliamo farci sfuggire». Quello con Giorgio Bottaro può essere considerato come rincontro-chiave della sua carriera? «Lo conobbi già al mio primo anno romano, poi quando Ravenna andò in A2 Silver arrivò la sua offerta. Io già da due anni pensavo di cambiare aria per andare a fare il capo allenatore in categoria inferiore, quindi accettai velocemente scommettendo su di me. Intanto eranato mio figlio Matteo (nel 2014arriveràanche Giorgia, ndr) e dovetti quindi spostare la famiglia. Ringrazio tanto mia moglie Cristiana, che mi ha appoggiato dandomi la sua piena disponibilità. A Giorgio in sostanza devo tanto, perché è stato lui a darmi la chance di diventare un capo allenatore di A2». A Ravenna, però, escalation continua anche dopo l’addio di Bottaro verso la Figc. «Il primo anno l’idea iniziale era quella salvarsi e basta, però partimmo fortissimo (5 vittorie nelle prime 6, ma 11 su 12 al Pala Costa, ndr) e arrivammo a sfidare Torino nelle finali di Coppa Italia. Un anno fa sfiorammo i play-off, che secondo me avremmo meritato. In questo campionato sta poi maturando un ulteriore salto di qualità e vorrei mettere l’accento sul fatto che abbiamo cambiato ben 7 giocatori. Voglio condividere i traguardi raggiunti con lo staff tecnico, aspetto fondamentale in società che non hanno tanto da investire». Quali sono state le ciliegine sulle torte gustate in questi anni? «La vittoria dell’anno scorso contro la Fortitudo e quella all’Unipol Arena di questo campionato sono qualcosa di speciale per il contesto e per quello che queste squadre rappresentano nel basket italiano ma sono legato ai tanti derby vinti e in generale a tutte le vittorie. Ho poi battuto molti dei miei capi allenatori a Roma, gente che ho sempre stimato ed ammirato». Sandro Camerani

 

Un riflessivo Antimo Martino Allenatore da sempre, fin da quando cioè Antimo Martino cominciò a giocare a basket nella sua Isernia ed era poco più che un ragazzino. «Mi accorsi subito di affrontare le «Ho sempre avuto la mentalità da allenatore» partite non come un giocatore che doveva fare il suo, ma con l’animo di chi osservava tutto quello che accadeva in campo e dava anche qualche suggeri- mento ai miei compagni». E’ legato proprio ai primi passi sul parquet di Martino un a-neddoto divertente e profetico. «A distanza di tantissimi anni un amico che giocava con me a Isernia tra i Cadetti ancora si ricorda di quando gli consigliai di attaccare un avversario che ci stava impegnando parecchio ma che era gravato di 4 falli. Diventarono 5 e noi vincemmo la partita, alla fine mi chiese come facevo a sapere quello che sarebbe successo. Forse ho sempre a-vuto la mentalità di coach, già durante i miei primi passi da giocatore senza immaginare cosa il futuro gli avrebbe riservato».


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