• 23/02/2017
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Il Resto del Carlino, 23 febbraio 2017: Si chiama Tambone il cervello dell’OraSì

MANCANO 6 punti al raggiungimento della soglia play offe l’OraSì è fermamente intenzionata ad racimolarli nel più breve tempo possibile. Il passo avanti fatto a Piacenza ha messo i giallorossi in una posizione di vantaggio sulla stessa Assigeco. «È stata anche un’iniezione di fiducia per noi -afferma Matteo Tambone, tra gli artefici della vittoria – soprattutto perché è arrivata al termine di una prestazione altalenante. Ancora adesso ci capitano quei momenti di black out in cui tutto si complica, ma è anche vero che quando restiamo concentrati in difesa e siamo aggressivi, possiamo battere chiunque». Alle spalle di Smith, la coppia Tambone-Sa-batini sta offrendo solidità e continuità di prestazioni. Merito anche di una buona intesa tra i due. «Ho sempre sostenuto che nella nostra squadra chiunque può diventare protagonista – afferma il play romano -. La forza del nostro gruppo sta nel fatto che quando qualche giocatore non rende come potrebbe, c’è qualcun altro che alza il livello. E in questo momento siamo io e Gherardo ad avere alzato il livello: abbiamo raggiunto un’intesa che ci permette di essere intercambiabili e di stare bene in campo anche insieme, quando Marks è in panchina, con lui come playmaker e io da guardia». PER QUANTO riguarda Marks, invece, è evidente che non stia attraversando il suo migliore momento, ma Tambone non sembra preoccupato per la condizione del compagno: «Forse è in leggera flessione, dopo essere stato uno dei migliori nella prima fase della stagione. Essendo ancora molto giovane magari deve ancora imparare a gestire le energie e le scelte sul campo. Però va anche detto che quando c’è bisogno di un canestro importante, Derrick lo fa e per noi questo è già sufficiente. Certo, se andremo ai play off servirà un Marks sempre al 100%, ma per ora, finché vinciamo va bene così». Domenica arriva Ferrara che evoca ricordi agrodolci in Tambone, il quale era presente alla serie play off del primo anno di Ravenna nell’allora Dna. «Purtroppo mi ruppi subito un dito e non giocai nemmeno un minuto di quella sfida. Però fu molto bella perché dopo il 2-0 di Ferrara, fummo capaci di portarla a gara 5. Poi hanno vinto loro, e secondo me è da quel momento che la rivalità tra queste due squadre si è fatta così intensa». La Bondi di oggi, invece, è indecifrabile. «Non me la spiego – ammette Tambone -. Sono capaci di battere due volte la Virtus e Mantova, di battere anche Treviso, ma anche di perdere con l’ultima in classifica. La cosa certa è che hanno un talento enorme e se li fai giocare come vogliono diventano imbattibili». La chiave della gara? La spiega Tambone: «Non affrettare i giochi. Loro vivono di tiri veloci dopo pochi secondi, di passaggi lunghi sulle palle perse dagli avversari e di penetrazione e scarico sotto canestro. Non dobbiamo permetterglielo. All’andata ci siamo riusciti». Stefano Pece


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