Oggi chi arbitra?!?

Erano altre stagioni… dal 1986 al 2001. 15 annate sportive a fare il vice tra l’allora B1 e l’A1. Erano tempi in cui non esisteva lo staff: c’era il capo allenatore, il vice e basta. Il vice si arbitrava il 5c5 di ogni allenamento: i giocatori erano di alto od altissimo livello e chiedevano una presenza parimenti qualitativa per l’arbitraggio. Sono loro, i più di 100 giocatori professionisti con cui ho convissuto, che mi hanno imposto la cultura secondo cui la qualità dell’arbitraggio determina in modo imprescindibile la qualità del gioco. E che mi hanno trasmesso le regole attraverso cui un arbitro sa farsi rispettare: correre sul campo quanto i giocatori per essere sempre vicino all’azione; essere determinato fischiando “in tempo reale” ciò che valuta da sanzionare, ma anche umile a tal punto da poter dire “non ho visto” oppure “ho sbagliato” quando il fischio è incerto; non essere mai aggressivo: un buon arbitro, in un gioco dove l’adrenalina è altissima, deve saper smorzare i toni, non accenderli.
Oggi, quando entro in dinamica con un arbitro (e so bene che non lo dovrei fare…) è solo perché mi trasmette la sua indifferenza rispetto all’esito qualitativo della partita. Un arbitro che pensa di essere ininfluente anziché elemento decisivo della qualità della partita che sta arbitrando non ha capito l’essenza del meraviglioso sport che è il basket… Ed anche dopo 18 stagioni di arbitraggi quotidiani, quando c’è una partita U13 o U14 da arbitrare, mi concentro e chiedo a me stesso di dare il massimo, per onorare al meglio lo sport che visceralmente amo!
Per questo a volte mi arrabbio…, per questo altre volte sottolineo un “Bravo!” nella stretta di mano finale. Credetemi, c’entra davvero nulla il vincere o il perdere, ma solo quanto la partita sia stata utile alla crescita dei ragazzi…