Corriere di Romagna, 9 aprile 2016: “Banche e aziende non ci aiutano. Così il basket rischia di scomparire”
Doveva essere, quella del presidente del Basket Ravenna Roberto Vianello, la classica conferenza improntata ad un pre-bilancio stagionale. Anche perché, oggettivamente, chi ama il basket e mastica di palla a spicchi sa perfettamente che l’eventuale esclusione dai pla-yoff non rappresenterà una bocciatura per un’OraSì che il suo campionato l’ha già vinto. Calendario alla mano, la squadra di coach Martino non ha più di 50 % di possibilità di playoff. Non poco, certamente. Però, quando la prua della conferenza ha effettuato una brusca virata, è emerso chiaramente che non sono i playoff l’attuale priorità della pallacanestro bizantina. Carta canta. Alla domanda sulle prospettive future del bilancio societario, il numero uno di via della Lirica, affiancato dal direttore generale Montini, non si è fatto trovare impreparato, consegnando a tutti i presenti un incartamento che, probabilmente, sarebbe venuto alla luce tra poche settimane: «Come queste cifre dimostrano – ha spiegato – la massima parte delle società di A1 e A2 sono sostenute, oltre che da sponsor, da banche cittadine oppure da aziende locali. La cosa, evidentemente, a Ravenna non accade». Spulciando i dati raccolti da Vianello spuntano società di gestioni rifiuti, energia, gas, a-ziende di promozione turistiche, trasporti e molto altro. «Il basket a Ravenna non è più quello che si gioca in una palestra davanti a 50 tifosi, adesso siamo costantemente sopra i 2000 e, soprattutto, l’arrivo di tantissimi supporters ospiti comporta un introito economico considerevole per alcune strutture cittadine, parlo di risto- ranti e altro». Parole spalleggiate dalle cifre e dalle impressioni ottiche che il De André ha riservato alla sua prima stagione con il basket di A2. Gli 800 della Fortitudo (a Ferrara, sabato prossimo, saranno addirittura 1.200, ndr) sono una mosca bianca per ogni sport ed ogni categoria, vero, ma da Roseto, Treviso e Verona sono arrivati in tanti, cosa che potrebbe ripetersi tra otto giorni contro Mantova. Il basket ravennate, insomma, è diventato una realtà solidissima ed in costante crescita, ma in città solo i fedelissimi hanno aperto il portafogli, mentre banche ed a-ziende locali si sono girate dall’altra parte. E’ la solita, vecchia storia che calcio e volley conoscono da decenni e adesso la fila si è allungata con il basket: «Non rientra minimamente nelle mie intenzioni – ha chiuso Vianello – chiedere ancora sostegno ai nostri fantastici tifosi come l’estate scorsa (101.000 euro raccolti in 3 giorni, ndr), adesso si debbono muovere aziende, anche municipalizzate, banche ed istituzioni. Se vogliamo mantenere una squadra del livello attuale a Ravenna la generosissima ed appassionata OraSì non basterà, per essere chiari. Al momento la prospettiva sarebbe quella di un campionato di classifica molto bassa: il nostro pubblico non lo merita. Ed io non ci starei». Sandro Camerani «Tutte le società di Al eÀ2 in Italia sono sostenute, oltre che da sponsor, da banche e aziende locali» «Questa cosa qui non accade, ma non chiederò più un soldo ai miei fantastici tifosi» «Il basket a Ravenna non è più quello che si gioca in una palestra davanti a 50 tifosi» «Ora l’arrivo di tantissimi tifosi ospiti comporta un introito per tutta la città» IL BOOM ” Fino a pochi anni fa il basket a Ravenna era seguito da poche centinaia di tifosi, grazie a Vianello e al direttore sportivo Bottaro l’allora Acmar è arrivata fino in A/2 riempendo il Pala Costa. Quest’anno il passaggio al Pala De André, ma in estate il dietro front di un nuovo sponsor aveva fatto temere il peggio