• 24/11/2015
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Il Resto del Carlino, 24 novembre 2015: “Siamo una squadra pazza”

«SIAMO una squadra pazza». Queste le prime parole di Moe Deloach – trascinatore della squadra e del pubblico nella vittoria dell’OraSì Ravenna su Chieti -per descrivere una partita indecifrabile con Ravenna sotto di 19 all’intervallo, e ben 43 punti incas- sati, che va a vincere 68-64 concedendo agli avversari solo 21 punti negli ultimi 20 minuti. «La chiave della vittoria è stata la difesa -prosegue il numero 2 giallorosso -. E devo dire che ho apprezzato molto coach Martino che, alla line del secondo quarto, mi ha redarguito con forza per come stavo giocando. Spesso i tecnici lasciano correre con i giocatori americani, Antimo invece mi ha richiamato all’ordine e mi ha anche tolto dal campo. Una cosa che mi ha svegliato, come ha svegliato tutta la squadra che dal terzo quarto ha cambiato marcia». Come si spiega l’approccio morbido alla partita? «Non me lo so spiegare neanche io. Come ho detto siamo una squadra pazza e forse ci siamo creati un po’ di pressione da soli volendo fare una partita diversa da quella con Recanati. E giocare coi nervi tesi non è mai produttivo, come si è visto nel primo tempo». È una questione di equilibrio mentale quindi. «Dobbiamo soltanto entrare in campo un po’ più rilassati perché le cose le sappiamo fare. Fuori casa infetti stiamo vincendo molto quindi non ci possiamo più permettere di balbettare al Pala De André. Questo perché io, ma credo di parlare a nome di tutta la squadra, ho come obiettivo i playoff. Li ho centrati una volta sola, proprio quando giocavo a Chieti, e voglio tornare a respirare quell’aria, non mi basta la salvezza». Tornando alla gara, le cose migliori sono arrivate quan-dolei è tornato nel suo ruolo di guardia con Malaventura o Casini a portare palla. «Infatti mi trovo più a mio agio in quel ruolo. Certo, posso tare qualche minuto da playmaker, ma credo di rendere meglio da guardia: riesco a creare spazi che i compagni possono stiantare e sono in grado anche di offrire loro buoni palloni per un tiro aperto». Con Smith ormai sembra trovarsi a memoria. «Taylor è un centro atipico. E molto dinamico e sa ricevere palla sulla corsa a differenza dei lunghi normali, che preferiscono ricevere palla da fermi. Inoltre ha un atletismo incredibile che gli permette di correre da una parte all’altra del campo senza difficoltà, cosa che gli altri centri non riescono a tare, quindi queste sue doti vanno sfruttate e io credo di avere capito che tipo di palloni devo servirgli». Stefano Pece

 
 

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