Il Resto del Carlino, 22 maggio 2015: “Il Momento più bello? Vincere a Firenze”
CAPITAN AMONI saluta Ravenna. Dopo 4 anni intensi non sarà più il numero 7 della Piero Manet-ti. Con il cambio di sponsor la società ha intenzione di dare il via ad un nuovo ciclo e Francesco Amoni non farà parte del roster della nascente Piacentini Costruzioni. Lascia però splendidi ricordi nel cuore dei tifosi grazie alla sua personalità solare, ad un’etica del lavoro esemplare e ad una sportività a cui i più giovani dovrebbero ispirarsi. Questi sono i suoi saluti. Francesco cjual è il suo bilancio di questi quattro anni? «Sono stati anni stupendi. Il primo è iniziato in maniera difficile, ma è andato in crescendo, quelli successivi invece li ricordo pieni di successi. Campionati, Coppe Italia e sempre posizioni di alta classifica». Qualche flash: il primo che viene in mente è quella serie vincente di 23 vittorie consecutive in serie B. «Il trait d’union di quell’anno è stato il fatto di essere considerati sfavoriti. Questo ci ha compattato e ci ha permesso di creare un gruppo più forte di qualsiasi avversità. La partita fondamentale fu quella di Montecatini: da quel successo capimmo che eravamo forti davvero e si può dire che da lì partì il nostro ciclo. Abbiamo macinato punti ed avversari con una regolarità impressionante». Un altro flash di quell’anno: la vittoria a Firenze. «Quella fu epocale. La sconfìtta in casa nella prima gara, dopo tutto quello che eravamo riusciti a costruire durante la stagione, ci ha fatto veramente tremare, ma credo che proprio a Firenze si sia cementato il feeling coi tifosi. Gli anni successivi hanno vissuto di quel momento, come di altri tra i quali ricordo la bomba che feci a Rimini e la serie contro Corno di Rosazzo. Sono state quelle intense emozioni a far capire al pubblico quanto fosse forte il legame con questa squadra. Una squadra che era un gruppo di grandi uomini, prima che di ottimi giocatori». Quali sono i suoi sentimenti oggi? «Mi dispiace lasciare tutto questo. Soprattutto perché qui mi sono sentito protagonista. Quando sono arrivato a Ravenna ho detto a mia moglie che volevo essere un giocatore importante all’interno di un progetto, non soltanto un elemento del gruppo come ero stato in altre esperienze precedenti. Credo di esserci riuscito e l’orgoglio che provo me lo porterò con me. Ho preso per mano Ravenna in un punto e l’ho lasciata molto più avanti. Tuttavia questo è il nostro lavoro e così vanno le cose. Ci siamo comunque lasciati benissimo e quando Giorgio mi ha detto che la società intendeva aprire un nuovo ciclo ne ho preso atto» Che cosa le mancherà di questo ambiente? «Il clima familiare. Non era quello di una società professionistica nell’accezione più fredda del termine, dove i giocatori, la società e i tifosi sono compartimenti stagni ben definiti. Qui si era come in famiglia, si lavorava benissimo e senza pressione e questa è stata anche la sua forza. Oltre all’ambiente mi mancheranno i compagni. Come ho detto sono stati tutti grandi persone. Ricordo infatti che quando Lupo Giordani mi fece capitano il primo anno, mi disse ‘Avrai un lavoro facilissimo qui’. E aveva ragione, non c’è mai stata una discussione o una parola fuori posto». Cosa vuol dire ai tifosi? «Devo dire grazie. E’ splendido vedere un palazzetto pieno di famiglie. Madri, padri, figli, bambini che abbiamo visto crescere in questi anni. Credo che solo a Ravenna sia così. Il momento più bello è stato quando sono venuti a sostenerci durante un allenamento prima delle ultime sfide di questa stagione. Sono persone che hanno un lavoro e una famiglia, ma che sono riuscite a trovare anche il tempo per noi. Tutti noi ci siamo legati a queste persone in maniera indelebile e credo che non perderò i contatti con loro». Dove andrà? «Ancora non lo so. Dai giornali leggo Forlì, ma ancora non so nulla. Un interessamento c’è stato ma è prematuro parlarne. La mia intenzione è di rimanere in zona e di possibilità ce ne sono diverse». Stefano Pece