La Nuova Ferrara, 18 febbraio 2015: Mobyt e Acmar, il duello dei giganti
Pallacanestro Ferrara e Basket Ravenna si sono annusate a distanza da subito. Diffidenti e rin-ghianti, riconoscendosi vicendevoli rivali dirette per il paradiso. Nel 2011, anno di nascita del team Mobyt, il duello è stato immediato anche se non faccia a faccia. Perché la Ferrara di coach Furlani era stata costruita per vincere e dominò, i giallorossi avevano buone basi ma andavano consolidate. Stagione regolare alla pari (vittorie interne per l’una e per l’altra), playoff gomito a gomito. Ma senza incroci, perché Ravenna perse in semifinale da Corno di Rosazzo dopo tre eroiche battaglie. Fu la Mobyt, qualche giorno dopo, a togliere le spine a Rosazzo e domare il Dnb. Ma Ravenna aveva creato le fondamenta. Se Ferrara ancora oggi ha i dioscuri Ferri e Benfatto, leader di quel dì, i romagnoli tuttora hanno Rivali, Amoni e Cicognani che hanno macinato terra dura prima di arrivare all’eden attuale. Prime smusate Nel 2011/2012 le prime “smusate”, nel 2013/2014 le sportellate. Stagione regolare da primattrici, poi cinque sfibranti match playoff. Al Pala Hilton Harma solo biancazzurro, al PalaCosta tutto giallorosso. In semifinale andò Ferrara (3-2), che poi si arrese al Mantova. Contro Ravenna sempre impianti stracolmi, elettricità. Ma sportività. E domenica va in scena un nuovo atto, l’undicesimo della storia recente. All’andata era big match, si impose l’Acmar. Fra quattro giorni è ancora partitissima. Perché da dicembre, con Martelossi, anche Ferrara vola. Pesaresi I playmaker sono l’anima. In questo caso si conoscono da sempre, conterranei. Pesarese l’estense Michele Ferri, pesarese il romagnolo Eugenio Rivali. Piccoletto, asfissiante. Furbetto il giusto. Non un tiratore sublime, ma abilissimo nonostante la stazza ridotta a penetrare nelle aree affollate: resistente agli urti. Captain Mike è però zuppo di personalità e orgoglio. Finora ha sempre avuto qualcosa in più di Rivali. Black hole Un solo confronto individuale può davvero togliere il sonno a coach Martelossi: Huff-Singletary. Il colored ravennate (arrivato a metà della scorsa annata e poi riconfermato nell’attuale) ha una buona doppia dimensione offensiva: tiro da fuori, “uno contro” in entrata. Per Troy Huff, così imberbe e svagato in retroguardia, c’è il rischio di naufragare. La Mobyt ha, però, una carta interessante da giocarsi: Alessandro Amici. Gambe e atletismo sono perfetti per contenere Singletary: se l’estense sarà “dentro” il match ecco la chiave per vincere. I totem Ravenna sotto canestro parte con Raschi e Cicognani, oppure mette Amoni per Raschi. Ma domenica nello starting five c’era Foiera (per Cicognani): esperienza totale. Decisivo all’andata, atteso protagonista anche stavolta. Per Benfatto un’altra sfida ultra stimolante. Con l’aiuto di Casadei e l’energia di Pipitone si può togliere aria al Charlie. Le stelle Portatori di sano basket. Kenny Hasbrouck per Ferrara, uomo copertina. Difensore, assist-man e bomber. Star in un contesto di squadra che funziona. Segna in tutti i modi. Ravenna replica con Emmanuel Holloway: dopo un girovagare tra Germania, Repubblica Ceca, Finlandia e Svizzera ha trovato in Romagna la sua dimensione. Tiratore, discreto difensore. Dovrà mettere la museruola ad Hasbrouck, se ci riesce compie un miracolo.