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Pos | Team | PTI | V | P |
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NON è stata un’Acmar brillante quella vista sabato a Ferentino. O meglio, è stata un’Acmar dai due volti, positiva nella prima parte, piuttosto negativa nella seconda. Merito anche di Scafati, una squadra affamata di punti, che aveva bisogno di una vittoria per scacciare la crisi, ma per i giallorossi è sicuramente un’occasione mancata. «VOGLIO FARE i complimenti alla Givova – spiega coach Martino -, che ha meritato il successo per essere riuscita a cambiare atteggiamento nel corso del secondo tempo. Dopo l’intervallo Scafati ha aumentato la propria aggressività e noi, che eravamo in controllo a metà gara, ci siamo disuniti, subendo un parziale pesante». Dal 27-37 in favore dei giallorossi dopo due quarti, Scafati è stata capace di mettere a segno un 16-0 che ha svoltato la partita e ha messo in luce alcune difficoltà che l’Acmar vive lontano dal PalaCosta. Non è infatti la prima volta che, dopo una prima parte condotta con personalità, il gruppo giallorosso subisca una fase di appannamento nella seconda parte. Era già accaduto sia a Chieti che a Latina. «NEL CORSO del terzo quarto abbiamo provato a restare a contatto – prosegue Martino -, ma l’inerzia era passata in mano agli avversari e non siamo riusciti a costruire una rimonta completa. Provo un certo rammarico poiché ci è già capitato di soffrire questo aspetto in trasferta e si tratta di un risvolto chiave per fare la differenza lontano dal PalaCosta. Potevamo vincere, e nel primo tempo lo abbiamo dimostrato; purtroppo nella ripresa abbiamo fatto l’opposto di ciò che serviva per portare a casa la partita». TANTA differenza la fa il rendimento di alcuni. Non è un mistero che Amoni sia un giocatore diverso tra le mura amiche rispetto a quello che si vede in trasferta. Quando mancano i suoi punti l’Acmar soffre ed è già il terzo zero del capitano lontano da Ravenna. «Ci sono mancati alcuni riferimenti – conferma il coach -, avevamo bisogno di un contributo differente da parte di alcuni giocatori, ma purtroppo non è accaduto. Non si tratta di un problema individuale, ma di squadra: siamo molto in alto nelle classifiche di squadra, ma in quasi nessuna individuale, segno che la nostra forza è proprio nel gruppo. Questa volta nemmeno il collettivo è riuscito a fare la differenza». Stefano Pece