Il Resto del Carlino, 1 giugno 2013: Tutti al PalaCosta per un weekend di emozioni
Se, anche solo qualche mese, un qualsiasi sportivo ravennate di basket avesse ipotizzato la necessità di un maxischermo per soddisfare tutte le richieste giunte per garauno di finale playoff di DNB, avrebbe seriamente rischiato una sonora pernacchia. E invece… è tutto vero. Nella città – per antonomasia – del volley, che per un decennio buono si è anche scoperta amante del calcio, parlare di “sold out” per un match di pallacanestro (quella pallacanestro che una volta si giocava al PalaCosta la domenica mattina alle 11) ha dell’incredibile. Domani sera, dunque, in quello che un tempo era l’ingresso dell’ippodromo e del campo sportivo della gloriosa Sarom Ravenna, sarà installato uno schermo gigante per garantire a tutti gli appassionati della “palla al cesto” di seguire la sfida contro Firenze.
La storia racconterà anche questo. Ma la storia ha già in archivio un’altra promozione in A2, quella cioè del ’95, quando però – 48 ore dopo la sirena – il titolo sportivo fu ceduto a Modena. Oggi le cose stanno diversamente. Il sodalizio giallorosso porta con sè, proprio nella ragione sociale, il nome Pier Sante Manetti, che di quell’impresa fu l’anima. L’esplosione di entusiasmo per l’Acmar del patron Roberto Vianello non ha tuttavia precedenti in città. E non ha neppure età. Ieri mattina, a quattro giorni dal sold out concretizzatosi mercoledì in appena 4 ore, alla sede del Basket Ravenna si è presentato un arzillo ottantenne, indossando la maglietta dei tifosi. Chiedeva – forse supplicava – un biglietto per la finale.
Se questa è la cartina al tornasole di un fenomeno sconosciuto a queste latitudini, forse è curioso sapere cosa ci sta alla base. Ebbene, la ricetta – da pane e salame – è semplice. Due parole: gioventù e territorialità. I tesserati dell’Acmar Ravenna sono 373, con 150 ragazzini iscritti ai corsi di minibasket. Il più forestiero della prima squadra? Arriva da Pesaro. E i rapporti di vicinato? Ottimi con la Spem e la Compagnia dell’Albero, fraterni con Cervia e Cesenatico. Insomma, siamo di fronte ad una sorta di marketing territoriale che ha fatto breccia anche nel femminile, con la partnership col San Biagio. Ciò significa che la passione per il basket dei ravennati – intesi in senso provinciale – covava sotto le ceneri, e che bastava solo un po’ di aria perchè si propagasse.
Roberto Romin