• 28/02/2010
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Faenza si gusta il derby fin dall’inizio

FAENZA. Alla fine è un po’ come dopo le lezioni, hanno vinto tutti. Certo, il bottino vero lo mette in cassa Faenza, che scrolla l’albero con vigoria, aspettando che i frutti cadano in terra per farne incetta. L’Acmar però si consola: non si è liquefatta, ha lottato, pur mantenendo un profilo basso, ed ha capito che il suo campionato, pur con l’obiettivo play-off sempre più distante ed un rischio di retrocessione nullo, non è ancora chiuso. Che sia un derby lo comprendi dal folto pubblico sugli spalti e dal piazzale del Bubani esaurito. L’avvio, invece, non è da “vita o morte” e contempla il gioco controllato e tempi dilatati. Davolio, Guerci e Carretta sfruttano gli uno contro uno, dall’altra parte risponde solo Cohen, con fortuna alterna, e sul 12-7 del 5’, per Guidi è già ora di parlarne.

Faenza sfreccia. La superiorità tecnica dei Manfredi tuttavia si palesa: la difesa ospite non tiene i confronti diretti e paga dazio a rimbalzo (19-9): serve un po’ di zona per spezzare il ritmo. Davanti il gioco d’insieme non sembra nel dna ravennate, ma due triple di Pappalardo permettono il riavvicinamento : 26-22 al 14’. Bindi sfrutta la maggior rotazione e trova in panchina il detonatore per il suo potenziale offensivo con Garfalo e Porcellini cos’, Faenza piazza un 11-0 che disperde le energie mentali di un avversario sull’orlo della crisi. Berlati e Marisi interrompono l’inerzia, ma il the dell’intervallo non prevede sapori troppo intensi per i giallorossi.

Si riparte nel segno di Guerci che, sfida al tiro un metro fuori dal suo solito raggio d’azione, infila la tripletta dalla media che issa Faenza sul +17. Puggioni si prende rivincite dall’altro lato e, nonostante Bindi aumenti il cabotaggio con Nobile, l’irruenza di Berlati rende viva la gara: 54-44 al 27’. E’ il momento migliore per gli ospiti che raddoppiano le energie in difesa e tengono i rivali lontani dal canestro. La coperta però resta corta e , se i piedi son coperti, quando Porcellini e Davolio trovano la testa come bersaglio, la colpiscono dall’arco, tornando in linea con la produzione: 21 punti per ogni “tempino”. Dimarco non smette di crederci, di lima e cesello scolpisce l’inpronosticabile 63-58; c’è ancora una vita da giocare e Faenza si spaventa. Solo Guerci resta freddo. E’ lui a spezzare l’1-9 che aveva portato Ravenna sul 64-60. A ruota arrivano Porcellini, Garofalo e Bastoni, per preparare il cesello del ghiaccio: 77-62, rien ne va plus.

Valerio Roila

Da “Corriere di Romagna” del 01/03/10

 


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