• 20/10/2015
  • Stampa
  • Commenti disabilitati su Il Resto del Carlino, 20 ottobre 2015: “Mi sono ambientato e i risultati si vedono”

Il Resto del Carlino, 20 ottobre 2015: “Mi sono ambientato e i risultati si vedono”

SOLO un mese e mezzo fa non erano pochi quelli che storcevano il naso sentendo parlare di Taylor Smith, un pivot undersize che sembrava un pesce fuor d’acqua nel gioco dell’OraSi e che stava facendo fatica nel confronto con i lunghi avversari. Tuttavia, attraverso il lavoro quotidiano in palestra, Smith sembra avere compreso il gioco italiano e si sta calando con sempre maggiore disinvoltura nella patte. La partita di domenica con Treviglio rappresenta sicuramente il picco positivo da quando lo statunitense e in Italia e sono i numeri a dirlo: doppia doppia da 15 punti e 11 rimbalzi, impreziosita da una spettacolare prestazione difensiva con ben 7 stoppate agli avversari. Smith che partita è stata? «Tutta la squadra ha giocato molto bene. Siamo partiti forte imponendo il nostro ritmo nel primo quarto, ma qualche volta ci capitano dei momenti in cui le cose girano meno bene e Treviglio e stata brava a sfruttarli per rimettersi in corsa. Tuttavia in questo senso abbiamo fatto notevoli passi avanti e abbiamo preso energia anche da parte del pubblico che non ha mai smesso di sostenerci ed è andata bene. Ma gran parte del merito va anche al piano partita pensato dal nostro coach Martino». Si può dire che ormai lei si sia ambientato? «Sì, mi trovo decisamente meglio. Ero abituato alla Grecia dove i lunghi sono molto forti fisicamente, ma non sono buoni tiratori. In Italia ci sono lunghi che tirano, ma che con la mia velocita posso attaccare sul pick’n roll. Ci ho messo un po’ ad abituarmi al nuovo tipo di gioco, ma credo di esserci riuscito». Anche nella gestione dei falli sembra aver trovato un migliore adattamento. «Certamente, anche perchè ho guardato molti video con lo staff tecnico per capire il tipo di fischi degli arbitri italiani. Ero abituato ad usare le mani nei cambi del pick’n roll, ma dalla prima partita ho capito che qui non era permesso. Ora tengo le mani alte e uso solo le braccia, cosa che invece è permessa, e sono meno falloso». Nella sua crescita può aver contribuito il fatto che ora sta in campo molto di più rispetto a quando giocava in Grecia? «In Grecia giocavo 15 minuti a partita uscendo dalla panchina. Qui gioco almeno il doppio e ho molte più responsabilità ed era dai tempi del college che non slavo sul parquet così tanto. Questo mi sta aiutando a trovare i giusti ritmi». Come si trova con Rivali? L’asse play-pivot è sempre una questione delicata. «Abbiamo un ottimo rapporto sia in campo che fuori. Nei rispettivi ruoli siamo simili: entrambi siamo ‘bassi’, ma veloci, e ci capiamo. Eugenio è un grande esempio per gli altri, perché è leader sia in campo che nello spogliatoio ed e un giocatore che vuole sempre vincere e che quindi ti costringe a dare il massimo». Stefano Pece


Comments are closed.