• 22/03/2013
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Ravenna&Dintorni, 22 marzo 2013

«I ravennati si sono ritrovati al bar a vedere la finale, la gente ci ferma per strada per farci i complimenti. Abbiamo realizzato dei dvd ricordo per i tifosi, ci arrivano messaggi d’affetto da tutta Italia». C’è grande entusiasmo al quarto piano di via della Lirica 21, dove ci sono gli uffici di Vianello Assicurazioni e del Basket Ravenna, due giorni dopo il primo trofeo della storia della squadra giallorossa. Si tratta della Coppa Italia di DnB, quarta serie nazionale in cui milita l’Acmar Piero Manetti Basket Ravenna, che ha battuto i lombardi del Castellanza in una finale trasmessa in diretta tv su Sportitalia al palasport di Cecina.
Tra quei due uffici si divide il presidente Roberto Vianello, veneziano di 65 anni che si è innamorato di questo sport andando a vedere la prestigiosa e storica Reyer da ragazzo nella sua città, «tra gli affreschi scrostati della Misericordia (la chiesa sconsacrata dove la squadra veneziana ha giocato per diversi anni, ndr)».
«Poi nel 1971 mi sono trasferito a Ravenna e negli anni Ottanta ho conosciuto Piersante Manetti (allora presidente della squadra locale di basket, ndr) che mi ha convinto, quando ancora ci davamo del lei, ad entrare in società come vicepresidente. Insieme abbiamo vinto tre campionati, passando dalla C2 alla serie B». Ritrovatosi da solo dopo la prematura scomparsa di Manetti, Vianello decise in seguito di lasciare la società per occuparsi a tempo pieno della sua attività di assicuratore. «I ravennati che mi erano subentrati però – continua nel suo racconto – hanno poi deciso di mollare e il basket a Ravenna rischiava praticamente di sparire». Così, nel 2005, quasi per saldare un debito di riconoscenza nei confronti della città, Vianello riprende il timone della società, ribattezzandola in ricordo del vecchio compagno di avventura Piero Manetti. E toccando ora il culmine di questa parabola, con la vittoria in Coppa Italia e il primo posto solitario in classifica in campionato, dopo una serie record di venti vittorie consecutive. Record e primato non basteranno, però, per ottenere la promozione, che sarà messa in palio nei play-off in programma nel mese di maggio. Un’occasione ghiotta che potrebbe catapultare l’Acmar nel basket che conta, la Legadue, essendo in corso un riordino dei campionati. «Stiamo realizzando un sogno e un progetto che è di tutta la città – commenta Vianello – ed è quindi evidente che in caso di promozione si farà davvero sul serio e la stessa città dovrà starci ancora più vicina:  dall’Amministrazione, che abbiamo incontrato in questi giorni e che ci ha confermato il massimo appoggio, agli imprenditori».
Un traguardo, quello della nuova Legadue Silver (si chiamerà così per differenziarla dalla Gold, che resterà di fatto la seconda serie nazionale) che il basket a Ravenna può ora vedere anche (e forse soprattutto) grazie al direttore generale Giorgio Bottaro. Personaggio quasi unico nel panorama dello sport nazionale, Bottaro può vantare un curriculum da manager in società di alto livello dei principali tre sport di squadra, volley, calcio e pallacanestro, con cui ha disputato (e anche vinto) anche le coppe europee:  dai suoi trascorsi nel Messaggero e Porto Ravenna al Parma di Ancelotti, passando per la Lube Macerata e la Sparkling Milano (sempre nella pallavolo)  e poi tornare alle origini (aveva già fatto parte del Ravenna Basket) con la Virtus Lottomatica Roma nell’ambito della pallacanestro. «Ho fatto una scelta di vita (il presidente Vianello, scherzando, dice piuttosto che finalmente «ha trovato la giusta collocazione», ndr), ho deciso di tornare stabilmente a Ravenna dopo oltre vent’anni di girovagare e con Vianello c’è una condivisione di intenti che ci ha permesso di creare un progetto futuribile come quello dell’Acmar». Progetto plasmato da Bottaro in estate e che ha portato a una riduzione del budget rispetto all’anno precedente di circa il 20 percento e a un abbassamento dell’età media della squadra da 27 a 23 anni. «Diamo ai ravennati quello che vogliono, una cosa in cui possono identificarsi, gioventù, dinamismo, spettacolarità, un basket piacevole da vedere. Al palazzetto (l’Acmar gioca al rinnovato Pala Costa in Darsena, ndr) vengono mille persone, l’entusiasmo è dilagante, e parte in primis dal nostro presidente, fino ad arrivare al magazziniere, passando naturalmente dall’allenatore (Lanfranco Giordani, ndr) che ha sposato in pieno il progetto, e dai giocatori, non ho mai visto da nessun’altra parte niente del genere: i giocatori vengono ad allenamento con il sorriso, si fanno un mazzo così ma soprattutto si divertono». Altra mossa vincente di Bottaro è stata quella di puntare su elementi del territorio per costruire la rosa e lo staff della squadra, anche per dare modo ai giovani di identificarsi e ambire ad arrivare in prima squadra.
Luca Manservisi


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